L’associazione contesta la costruzione di una scogliera anti-erosione che andrebbe ad alterare l’equilibrio naturale dell’area
«Sulla questione delle saline di Tarquinia Federbalneari è pronta a denunciare la Regione Lazio per danno ambientale in merito all’intervento antropico e invasivo proposto in somma urgenza e consistente nella realizzazione di una scogliera radente a ridosso del sottile cordone sabbioso che separa il mare dalle vasche delle saline».
Lo annuncia una nota di Federbalneari Lazio. «Oltre due settimane fa abbiamo inviato una nota all’assessore ai lavori pubblici e tutela del territorio Mauro Alessandri, chiedendo di ripensare subito l’intervento per scongiurare il grave danno ambientale, ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta o comunicazione. Se continuerà questo silenzio ci vedremo costretti, in accordo con tutti gli imprenditori turistici locali, a intraprendere azioni più forti al fine di evitare un danno irrimediabile», spiega Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Lazio. Federbalneari ribadisce infatti che «l’intervento previsto dalla Regione, consistente nell’esecuzione di una scogliera radente al tratto di spiaggia eroso per ricostruire artificialmente la duna e proteggere le retrostanti strutture, creerebbe un danno a un’area ad altissima valenza ambientate nonché a tutt’oggi baricentro del turismo ecologico dell’Italia centrale.
Quello proposto dalla Regione Lazio nelle saline di Tarquinia è un intervento di cui sono già prevedibili i catastrofici effetti: la difesa artificiale impedisce la formazione di una spiaggia; fondali antistanti possono approfondirsi ulteriormente; la costa adiacente non protetta è soggetta a forte erosione; le saline acquisirebbero un aspetto non più naturale. L’ecosistema di tutela delle saline e il tratto di spiaggia adiacente vedrebbero entrambi un incremento e accelerazione dei fenomeni erosivi già presenti, con danni incalcolabili per la stagione turistica ormai alle porte».
«La preoccupazione riguarda soprattutto il cambio repentino delle correnti che si genererebbe, mediante la costruzione invasiva di questa opera radente, da pietre gettate in modo grezzo a difesa del tratto delle saline e senza alcuna logica per il trasporto di sedimento», dicono dall’ufficio tecnico di Federbalneari. «Si ricorda inoltre che anche le recenti linee guida del ministero dell’ambiente per la difesa della costa dai fenomeni di erosione, sottoscritte da Ispra e da tutte e 15 le Regioni marittime italiane, bocciano senza appello la posa in opera di barriere radenti, per i loro comprovati effetti deleteri».
«Esistono però soluzioni alternative, come quella già inviata da Federbalneari Litorale Nord alla Regione, che permettono con costi minori di recuperare l’assetto naturalistico dell’area, salvaguardare le saline, scongiurando forti problematiche erosive a nord, sul lido di Tarquinia con un effetto positivo che si estenderebbe quindi a ben 6 km di litorale», conclude Marco Marzi, coordinatore Fedelbalneari Tarquinia. «Appare infine evidente che, oltre al danno ambientale, la barriera radente voluta dalla Regione può configurare precise responsabilità per danno erariale, che saranno certamente valutate».
Fonte: MondoBalneare.com