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Tar censura gare concessioni balneari Ostia: “Necessario adottare Pua” – Federbalneari ITALIA

Tar censura gare concessioni balneari Ostia: “Necessario adottare Pua”

Il tribunale ha dato torto all’ex sindaca Raggi che aveva istituito le evidenze pubbliche già a fine 2020. Ma nel frattempo sulla vicenda è successo di tutto. 

Il Comune di Roma non aveva diritto a mettere a gara le 37 concessioni balneari di Ostia che a dicembre 2020 sono state oggetto di evidenza pubblica. Lo ha stabilito ieri il Tar del Lazio, esprimendosi sui ricorsi presentati dai titolari di alcuni degli stabilimenti coinvolti dall’eclatante decisione dell’amministrazione allora guidata da Virginia Raggi, che sotto Natale aveva pubblicato i bandi per riassegnare i titoli in scadenza il 31 dicembre 2020, ritenendo invalida la proroga al 2033 disposta dalla legge 145/2018. Il tribunale amministrativo, invece, ha riconosciuto gran parte delle ragioni dei concessionari rappresentati dall’associazione Federbalneari e difesi da un pool di avvocati composto da Stefano Zunarelli, Giuseppe Ciaglia, Francesca Sbrana e Fabio Baglivo. La sentenza del Tar arriva dopo che sulla vicenda è successo praticamente di tutto: prima il Comune ha fatto dietrofront istituendo una proroga tecnica di un anno, poi la nuova giunta di Gualtieri ha annullato i bandi e restituito le concessioni ai precedenti titolari, essendo intervenuta nel frattempo la sentenza dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ha annullato la proroga al 2033 e dichiarato la validità di tutti i titoli in essere fino al 31 dicembre 2023. Nonostante i tempi tardivi della giurisprudenza rispetto all’evolversi della situazione normativa generale, la sentenza del Tar ha comunque ribadito dei principi importanti, dando in sostanza torto alla giunta Raggi poiché per poter riassegnare le concessioni balneari tramite gara, è necessario prima dotarsi di un Piano di utilizzo degli arenili che invece il Comune di Roma tuttora non ha. Il Tar del Lazio ha ovviamente ricordato l’invalidità delle proroghe automatiche, dando in questo caso torto ai ricorrenti che chiedevano l’applicazione dell’estensione al 2033 nel frattempo annullata dal Consiglio di Stato; ma sull’istituzione delle evidenze pubbliche, i giudici amministrativi hanno censurato il Comune di Roma in quanto la procedura è stata viziata dalla mancanza del Pua. In particolare, il Tar Lazio ha ricordato che «i Comuni interessati al rilascio dei titoli concessori debbano dotarsi di un Piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo di competenza, garantendone la rispondenza alle disposizioni contenute nel Pua regionale, da ultimo approvato dal consiglio regionale del Lazio nella seduta del 26 maggio 2021, con la deliberazione consiliare n. 9. Ne consegue come l’affidamento dei titoli concessori debba avvenire nel rispetto della pianificazione regionale e comunale concernente il litorale laziale e come, all’evidenza, l’adozione del Pua comunale costituisca, pertanto, presupposto indispensabile per l’avvio della procedura ad evidenza pubblica, sancita dall’art. 53 bis della l.r. n. 13/2017, volta al rilascio dei titoli concessori insistenti sulle aree appartenenti al demanio marittimo. Il PUA comunale, nel recare – pur sempre nel rispetto della pianificazione regionale – la disciplina di dettaglio delle fasce costiere marittime e degli arenili del litorale romano, rappresenta, infatti, il fondamentale parametro di riferimento legale alla stregua del quale ogni determinazione sull’utilizzazione dell’arenile e sull’affidamento delle relative concessioni deve essere assunta dagli organi di gestione dell’ente medesimo, al fine di garantire un’utilizzazione delle aree del demanio marittimo anche per finalità turistiche e ricreative che sia coerente e razionale. Nel caso di specie, emerge – invece – agli atti di causa, che, come correttamente evidenziato dalla parte ricorrente, Roma Capitale non si sia ancora provvista di un Pua comunale». «Ebbene – conclude il Tar – la mancata adozione di tale Piano comunale comporta l’illegittimità della procedura ad evidenza pubblica indetta dal Municipio X di Roma Capitale, per violazione degli artt. 46, 47 e 53 bis della l.r. n. 13/2017». Questo, infine, il monito dei giudici: «L’amministrazione capitolina è, dunque, chiamata ad una celere adozione di tale indispensabile strumento programmatorio anche in ragione del termine del 31 dicembre 2023, individuato dall’Adunanza Plenaria nelle citate pronunce n. 17 e n. 18 del 2021 (oltre il quale “le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione”), con conseguente necessità che entro tale data le procedure finalizzate all’assegnazione delle concessioni si siano concluse nel rispetto dei principi della normativa vigente e delle indicazioni di carattere programmatorio contenute nel PUA comunale, che dovrà, quindi, medio tempore intervenire». In sostanza, anche gli stabilimenti balneari di Ostia seguiranno lo stesso destino di tutte le altre concessioni italiane, che saranno riassegnate tramite gare pubbliche entro il 31 dicembre 2023 (con possibilità di deroga di un ulteriore anno), come previsto dal disegno di legge sulla concorrenza approvato nei giorni scorsi in Senato. Il commento Così Marco Maurelli, presidente di Federbalneari, commenta la sentenza positiva ottenuta dai concessionari associati: «Mi complimento con gli amici di Federbalneari Roma e con il presidente Renato Papagni per l’importante traguardo raggiunto al Tar dopo un periodo particolarmente difficile vissuto dai balneari di Ostia. Un successo tutto meritato. Federbalneari Italia ha sempre affermato come la pianificazione turistica degli delle aree demaniali marittime, lacuali e fluviali fosse centrale nel processo di riforma e questa sentenza ne certifica l’assoluta priorità. Ci spiace però per quei concessionari di Ostia che non hanno visto accolto il proprio ricorso e credo che si debbano aiutare». Prosegue Maurelli: «Ormai è chiaro che la pianificazione delle aree demaniali definisca inevitabilmente il rispetto per i nostri concessionari e del comparto del turismo italiano. Rivolgiamo questo messaggio ai parlamentari alla Camera: riteniamo che si debba procedere subito a rettificare la norma del ddl concorrenza sul tema del valore di mercato delle aziende che gestiscono i beni demaniali in concessione, correggendo il tiro sugli indennizzi che sono attualmente azzerati dai mancati investimenti a causa del regime di proroga che ha trascinato le nostre imprese concessionarie in questo attuale contesto. Questa riforma può e deve essere corretta nel rispetto delle aziende italiane, che non meritano un provvedimento negativo di questo tenore. Le forze politiche siano responsabili». Aggiunge Renato Papagni, presidente di Federbalneari Roma: «Abbiamo lavorato sodo per un anno con il nostro pool di legali e la decisione del Tar Lazio ci riempie di gioia. Il risultato era quasi insperato ma ce l’abbiamo fatta, il bando è stato annullato e la giunta 5 Stelle ha avuto torto. Ne usciamo finalmente con un sorriso».

Fonte: MondoBalneare.com

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