L’esecutivo sarebbe intenzionato a difendere l’estensione al 2033, varando al contempo una riforma che regolamenti i rinnovi delle concessioni balneari in base al diritto europeo.
Il governo italiano è intenzionato a rispondere alla lettera di messa in mora inviata lo scorso 3 dicembre dalla Commissione europea che contesta l’incompatibilità dell’estensione delle concessioni balneari al 2033 con il diritto comunitario. Non replicare a Bruxelles equivarrebbe ad accettare le sue accuse e incassare un’immediata procedura di infrazione; mentre il governo sarebbe dell’idea di difendere la validità dell’estensione fino al 2033, disposta dalla legge 145/2018, e al contempo di varare una riforma che regolamenti caso per caso il successivo rinnovo dei titoli, con un provvedimento i cui contenuti non dovrebbero discostarsi molto dai precedenti disegni di legge in materia (tra cui il riconoscimento dei principi di legittimo affidamento, valore commerciale e professionalità in vista delle evidenze pubbliche).
È quanto è emerso nel corso dell’incontro virtuale di ieri mattina tra i presidenti delle associazioni di categoria degli imprenditori balneari e gli alti funzionari dei ministeri che si stanno occupando della scottante questione delle concessioni demaniali marittime, convocato da Palazzo Chigi per confrontarsi sui contenuti della risposta da inviare entro il prossimo 2 febbraio a Bruxelles. Capi di gabinetto e alti funzionari ministeriali hanno recepito le varie istanze delle associazioni, promettendo di tenerne conto nella lettera di risposta alla messa in mora, alla quale a sua volta la Commissione europea dovrà replicare entro i successivi novanta giorni per decidere se aprire effettivamente o meno la procedura di infrazione. A complicare l’intera faccenda c’è lo scenario delle elezioni anticipate, apertosi in seguito alle dimissioni che il premier Giuseppe Conte ha rassegnato ieri mattina.
Se invece sarà confermata l’ipotesi di un terzo esecutivo alla guida del presidente del consiglio uscente, la riforma delle concessioni potrebbe essere varata già entro la prossima primavera, in quanto gli interlocutori istituzionali in materia di demanio marittimo resterebbero pressoché i medesimi. A dare conto dell’esito dell’incontro ci sono anche alcune note diramate da alcune delle associazioni di categoria presenti. Il Sib-Confcommercio ha consegnato un documento di 19 pagine firmato dal presidente Antonio Capacchione e contenente una serie di puntuali osservazioni per contestare le tesi della Commissione europea (scarica il pdf »), mentre sia Assobalneari che Federbalneari si sono affidati allo Studio Zunarelli nell’elaborazione dei loro documenti, che abbiamo anticipato nei giorni scorsi. Le altre sigle consegneranno le loro osservazioni nei prossimi giorni. Per quanto riguarda il Sib, nel suo intervento di ieri il presidente Capacchione ha evidenziato che «al momento la nostra preoccupazione principale riguarda la mancata o errata applicazione della legge 145/2018 da parte di molti Comuni e Autorità di sistema portuali, anche a causa di interventi abnormi e irrituali di qualche autorità giudiziaria o amministrativa». Inoltre, riferisce Capacchione, «abbiamo sottolineato l’infondatezza della lettera di messa in mora e la sua inopportunità, stante l’attuale situazione pandemica. Abbiamo quindi chiarito la necessità che il nostro paese risponda con fermezza alla richiesta della Commissione Ue, fornendo le ormai note molteplici e fondate argomentazioni: dalla non applicabilità della direttiva Bolkestein all’assenza di risorse scarse o interessi transfrontalieri; dalla tutela del legittimo affidamento alla salvaguardia della proprietà aziendale; dalla protezione del nostro patrimonio storico-ambientale alle esigenze di ordine pubblico.
Abbiamo infine ribadito quanto più volte inutilmente segnalato circa l’urgenza di un intervento chiarificatore e di indirizzo da parte dello Stato italiano, a iniziare da una chiara e precisa presa di posizione in difesa della legge 145/2018 e del percorso di riforma ivi delineato e articolato, che necessita di essere ancora concretamente avviato». Sulla stessa linea è Federbalneari, il cui presidente Marco Maurelli ha evidenziato come nulla sia cambiato dl 2009 sul tema delle concessioni demaniali: «Le mancate riforme di comparto, sempre annunciate ma mai attuate, hanno cristallizzato procedure generalizzate che avrebbero dovuto rappresentare in realtà la fase transitoria precedente al riordino, e hanno nuociuto al comparto», ha detto Maurelli nel consegnare il parere legale firmato dal prof. Zunarelli, contenente una proposta tecnica di valutare una riforma sul piano delle concessioni di beni e non di servizi. Secondo il presidente di Federbalneari, «da 10 anni vengono proposte sempre le stesse conclusioni, dalla prima infrazione del 2009 sino alla sentenza della Corte di giustizia europea del 2016. È necessario prendere atto e difendere la legge 145/2018 evitando discriminazioni laddove venisse negoziata una minore durata delle concessioni. Un fatto, questo, che porterebbe una confusione normativa che metterebbe in apprensione anche gli enti concedenti». Inoltre, ha detto Maurelli, «per scongiurare una procedura d’infrazione occorre considerare la complessità del momento pandemico che ha colpito la nostra economia, durante la quale lo Stato ha inteso difendere l’economia con il “decreto rilancio” a tutto tondo, fissando proprio le motivazioni di interesse generale dello Stato con la conferma delle scadenze delle concessioni al 31 dicembre 2033. Considerata la situazione politica e pandemica attuale, è necessario chiedere una differimento di pochi mesi alla commissione Ue in attesa del nuovo governo, per avere una posizione politica maggiormente condivisa sia con la categorie che con le Regioni e i Comuni». Conclude Maurelli: «Siamo convinti che la direttiva Bolkestein non sia auto esecutiva: occorre una norma statale di recepimento, come affermato dalle sentenze recenti del Tar che ha confermato anche la relazione tra pandemia e legge 145/2018. Per questo è necessario difendere la norma in tutti i modi. Le politiche europee hanno fatto comprendere come si debba negoziare sulla durata della legge 145/2018 per raggiungere l’obiettivo, ma è stato ribadito il caos istituzionale e discriminatorio che ne deriverebbe se ciò avvenisse, considerato che il 70% dei Comuni sta rilasciando e ha rilasciato i titoli con scadenza al 2033. Ci rivolgeremo alla politica e al nascente governo per illustrare le nostre motivazioni, chiedere il tavolo di riforma delle concessioni e confermare la fase transitoria al 2033».
Fonte: MondoBalneare.com