Maurelli, Federbalneari Italia: “Giudizio non soddisfacente sulla riforma, nel limbo inevitabile dell’UE. Questione Portogallo gestita diversamente dall’UE.”
Il provvedimento approvato mercoledì dal Consiglio dei Ministri non è stato ritenuto sufficiente a rassicurare il tessuto dell’industria balneare italiana, che dal Governo si aspettava una maggiore presa di posizione sul lavoro fin qui avviato. Pur rappresentando certamente un punto di partenza inevitabile, il decreto riflette la necessità di un dialogo non facile che dura ormai da 15 anni con la Commissione UE.
Nel decreto, almeno secondo FEDERBALNEARI ITALIA, sono presenti alcuni punti cardine che tengono conto delle esigenze di tutela del comparto turistico balneare italiano, ma non sono stati ben coordinati tra loro.
“Se da un lato comprendiamo in parte la scelta obbligata del Governo, viste le difficoltà di rapporto con la Commissione Europea e l’evidente rischio di un ulteriore deferimento della procedura d’infrazione alla Corte di Giustizia, che avrebbe creato non pochi problemi alla stabilità del settore, dall’altro siamo insoddisfatti per il mancato dialogo tra Governo e categoria, con un provvedimento approvato senza un confronto preventivo e ragionato con la categoria, le regioni e i comuni”, afferma Marco Maurelli, Presidente di Federbalneari Italia.
Da una prima valutazione dei principi inseriti nel decreto-legge, risulta ancora insoddisfacente il piano di tutela per le PMI concessionarie. “Secondo il provvedimento, occorrerà determinare bene il valore economico dell’impresa, a partire dalla disciplina degli investimenti e degli ammortamenti che rappresentano il patrimonio aziendale che il concessionario potrà far valere nel brevissimo periodo”, continua Maurelli. “Non si è tenuto conto del fatto che la causa dei mancati investimenti degli ultimi 15 anni è proprio l’incertezza generata dal regime di prorogatio che perdura dal 2009, a causa della mancata decisione di governi e legislatori che ha caratterizzato questo periodo storico. Abbiamo assistito a quattro proroghe, cinque con quest’ultima, che è certamente diversa dalle altre”, puntualizza Maurelli.
“Chiediamo dunque al Governo di sospendere i bandi avviati arbitrariamente dai comuni per assegnare le concessioni in modo troppo discrezionale sulle nostre coste e non in linea con il presente decreto-legge Salva Infrazioni, e di procedere prima alla scrittura dei criteri economici previsti dal decreto stesso. Inoltre, avremmo preferito che fosse preservato il criterio della pianificazione turistica attuale, per evitare che gli attuali lotti concessori potessero essere aggregati, cancellando di fatto gli attuali lotti concessori. Si rischia che il ‘modello Jesolo’ prevalga senza alcuna regola, e questo non vogliamo sia consentito.
Abbiamo tempo fino al 2027 o 2028 per risolvere e chiarire, nella fase attuativa della riforma, le annose questioni economiche non ancora definite. Siamo molto preoccupati per il futuro dell’attuale modello turistico balneare. Riteniamo vi sia stato un differente trattamento tra alcuni stati membri, come il Portogallo e l’Italia. Dopo 13 mesi, per il Portogallo l’infrazione è stata conclusa, e lo ricordiamo, ha conservato l’elemento della prelazione al proprio interno, oltre a periodi concessori ben più ampi di quelli italiani, pur nel rispetto della Direttiva Servizi a cui è stato richiamato.
Federbalneari Italia esprime la propria preoccupazione per i Comuni costieri, a cui è stata concessa autonomia sulla “questione della concorrenza”, di esclusivo appannaggio statale, con il rischio di generare ulteriore contenzioso che non farebbe bene al turismo ‘made in Italy’.””.